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Mimesia | Ella
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Ella

Ella

Ella attese.

Quando la luna brillò alta nel cielo, si fece piccola. Piccola. Lieve come polline, impalpabile come piuma, sottile come luce. Attese sul davanzale della finestra che tutte le luci fossero spente, e poi lo vide.

Placido, enorme, gigantesco come un orso. Dormiva con le braccia conserte quasi a tenersi, come a coccolare le parti più intime di sé.

Delicatamente si avvicinò a lui, restò per un attimo a osservarne il respiro, le palpebre chiuse, le ciglia sottili intrecciate di sogni. Un capello gli sfiorava la fronte, osservò la pelle chiara, liscia. Si posò sul petto e seguendo il ritmo del respiro iniziò a sciogliere i nodi del suo cuore.

Uno ad uno.

Le piccole dita di fata snodarono paure, dubbi, rabbia, fallimenti, amori falliti, sogni infranti. Scioglievano ricordi, corse in bicicletta, abbracci mancati, baci rubati, pensieri fugaci. Districarono i fili dei giorni, la bava degli anni, le strade mancate, le parole non dette.

Ella lavorava rapida sotto il respiro di quell’uomo quasi le fosse sconosciuto, eppure sapeva molto di lui: il rumore sottile del respiro, i moto impercettibili delle palpebre, la voce calda e la risata brillante…

Gli guardò le mani senza mai smettere di strecciare, quelle mani ruvide ed enormi, sotto il cui tocco tanto spesso si era persa. Mani grandi, impacciate, inconsapevoli.

Ella strecciava i nodi di quel cuore grande tra i respiri e la luce della luna che faceva capolino tra le tende rosse. Fu quasi l’alba quando anche l’ultimo dolore fu liberato. Adesso poteva vederli i fili di quella vita fluttuare liberi come erba mossa dal vento. Fece appena in tempo a pettinargli il cuore quando il primo raggio di sole le annunciò che il tempo era scaduto.

All’improvviso il gigante si mosse lo guardò un’ultima volta.

Con amore, dolcemente, con tutta la beatitudine della magia che conosceva e sorrise mentre lui scioglieva le braccia e gonfiando il petto in un primo enorme respiro allungo tutto il corpo e spalancò un sorriso di beatitudine.

Ella restò rapita, immobile sopra di lui e una lacrima le scivolo sulla guancia: “Le streghe non piangono!” si sgrido, poi raggiunse in un battito d’ali il davanzale, un attimo prima che lui aprisse gli occhi, e svani’.

L’uomo si mise seduto sul letto. Gli era parso di aver visto una piccola luce brillare vicino alla finestra, ma uno sbadiglio gli confuse il pensiero. Si alzò. E dal suo petto scivolo una piuma, una piccolissima piuma bianca. La raccolse sorridendo, poi si fece il caffè.

Tiziana Alma Scalisi

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